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La Content Fest: quando la formazione crea nuove relazioni

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Ci siamo chiesti più volte se fosse una follia. Organizzare un evento dal vivo, in Calabria, con una logistica complicata e in un periodo ancora segnato dal Covid, forse sarebbe stato un azzardo.

E invece.

Invece il desiderio di uscire dagli schermi era davvero forte e in meno di due mesi abbiamo progettato La Content Fest, grazie al supporto de La Squadra (ormai nominata così dopo questa condivisione di fatiche e gioie) e al sostegno degli speaker che hanno creduto nell’evento.

I feedback dei partecipanti sono stati così tanti e così ricchi di entusiasmo, da farci pensare già al 2023.

Segna le date sul calendario: la seconda edizione de la Fest si terrà dal 26 al 28 maggio 2023, al mare. Puoi già prenotare o chiedere informazioni mandando una e-mail a info@lacontent.it.

Delle emozioni e delle sensazioni vissute all’Aldiana Club ho già parlato nella mia newsletter. In questo articolo vorrei concentrarmi sulla qualità dei singoli interventi. Ho voluto invitare speaker che potessero portare un valore aggiunto alle persone, non solo sul piano della crescita professionale ma anche su quello umano. Gli speech sono stati densi, coinvolgenti, originali. E soprattutto hanno lasciato qualcosa, hanno smosso gli animi, hanno creato scompiglio.

Ho voluto sul palco persone che con i loro racconti potessero portare un cambiamento, dando ai (circa) cento presenti una o più motivazioni valide per alzarsi dalla sedia e iniziare un cammino verso la realizzazione dei loro sogni.

Ci sono riuscito? Dai feedback ricevuti, penso di sì.

Ti propongo quindi una carrellata dei Main Events organizzati nel teatro dell’Aldiana: mi auguro tu possa trarre un take away – come dice Valentina Vellucci – da ognuno.

Benvenuti nella Post Social Media Era

La scelta di iniziare la Fest con un momento di confronto al Nightclub dell’Aldiana – pomeriggio, luci accese, tutto sotto controllo – non è stato casuale.

Ci sono ambienti che mettono le persone a loro agio. Per aprire l’evento questo spazio ci è sembrato perfetto: poltroncine comode, atmosfera easy, nessun palco.

Un modo per dare il benvenuto ai nostri ospiti lasciando spazio al dialogo e al confronto.

Leandra Borsci – copywriter e digital strategist – ha avuto l’onore di aprire il nostro incontro e introdurre alcuni concetti che sono diventati il fil rouge di tutto l’evento, perché ripresi dai diversi relatori nei loro speech.

Vediamo i principali.

  • Stiamo vivendo un momento di cambiamento e di passaggio dall’era dei social alla Post Social Media Era.
  • Le persone, le aziende e i brand hanno bisogno di creare relazioni basate sulla fiducia.
  • Assistiamo al ritorno all’umano: le Community diventano luoghi dove trovare intenzionalità, appartenenza, intimità.
  • Le P del marketing non sono più solo quattro, ma aumentano in base alle nuove esigenze dei brand: planet, peace, purpose.

Qual è la tua nuova P? Durante il workshop abbiamo raccolto diverse idee: Passione, Performance, Phygital per citarne alcune.

Nella Post Social Media Era anche le aziende hanno un ruolo attivo: il loro compito è integrare storytelling e storydoing per migliorare la narrazione del brand e trasmettere una nuova dimensione collettiva dei valori.

Le parole chiave attorno a cui ruota questo ambizioso progetto sono consapevolezza, formazione, crescita, sostegno, flessibilità e disponibilità.

Ci aspetta un futuro più sociale e meno social. Il nostro evento, così come tante altre occasioni di incontro organizzate dal vivo, ne è stato senza dubbio l’esempio. Abbiamo condiviso un tempo di qualità, ci siamo abbracciati, stretti la mano, guardati negli occhi. Abbiamo vissuto una dimensione umana fatta di relazione e compartecipazione, nel senso letterale del termine: partecipare con gli altri.

Concepire il brand come un luogo abitato

Ad aprile 2022, Manuela Ciuffoli ed Erika D’Amico hanno pubblicato con Hoepli il loro libro HOUSE OF BRANDS Processi e strategie per (ri)strutturare il tuo brand.

Ho chiesto loro di salire sul palco per presentare il progetto e farci visitare la casa del brand, un luogo composto da diverse stanze, ognuna con le sue caratteristiche. C’è anche la Panic Room.

  • Da quale stanza vorreste iniziare?

Hanno chiesto al pubblico.

  • Dalla cucina!

Risposta quasi unanime, forse perché è il luogo che più viviamo della casa, quello che trasmette calore e convivialità. Quello dedicato ai momenti di aggregazione. La cucina rappresenta la complessità di un brand, il luogo dove trovare gli ingredienti da utilizzare per attuare una trasformazione della brand strategy.

Molti i concetti trasmessi da Manu ed Erika, in uno speech frizzante e piccante, dinamico e coinvolgente.

Ne scelgo uno in particolare che può essere una buona base di partenza per lavorare sulla tua identità, o quella della tua azienda: i pilastri del brand.

Secondo le Gazdune, sono quattro.

L’estrazione dei dati: i numeri sono un ingrediente fondamentale per fare analisi e impostare strategie.

La differenziazione: l’originalità è il punto di forza che permette al brand di essere diverso dai competitor.

La relazione: individuare i touchpoint tra il brand e il cliente, quei punti di contatto che permettono di creare un legame.

La produzione dei contenuti: unico mezzo per arrivare al cuore del cliente.

Per approfondire i loro temi ti consiglio la lettura del libro: oltre a mettere a disposizione utili consigli, offrono anche un Gin Tonic.

Il ruolo delle community nelle strategie di marketing

Di Comunità non abbiamo parlato solo io e Leandra, ma anche Yari Brugnoni, Co-Founder di Not Just Analytics. Il suo è stato uno speech molto concreto: attraverso un Case Study preso dalla sua azienda, Yari ha spiegato gli step necessari per portare visualizzazioni a un sito e incrementare il numero di follower su Instragram avendo a disposizione un budget pari a €. 0.

Ciò che lui definisce Produketing – l’unione di product e marketing – ha permesso al suo brand di raggiungere 1 milione di visualizzazioni di pagine del sito in un mese, senza alcun investimento.

Non ci sono segreti: bisogna – solo – fare leva sulla Community perché la relazione che instauriamo con i suoi membri è l’unico asset che i competitor non possono copiare.

Tornano i temi delle relazioni, dell’umano, dei valori: anche su Instagram siamo già nella Post Social Media Era.

Abbiamo bisogno di parole nuove

È tutta colpa della pigrizia. Quando su un sito ci sono 23 pulsanti di call to action che riportano il micro-copy SCOPRI DI PIÙ (che cosa ci sarà mai da scoprire, poi?), assistiamo alla morte della creatività.

Coinvolgente, spiritoso e arguto, Davide Bertozzi ha portato sul palco della Fest tutta la magia della scrittura creativa.

Il suo speech è stato utile ai professionisti che si occupano di creazione di contenuti per il web e di testi pubblicitari. Siamo entrati negli annunci dei suoi clienti, abbiamo analizzato il copy, individuato le migliori strategie per catturare lo sguardo dei lettori. Ti propongo alcuni dei suoi suggerimenti per rendere la scrittura vincente: togliere il superfluo, eliminare i tentennamenti, evitare l’autoreferenzialità, avere il coraggio di osare con parole nuove.

Se ti occupi di scrittura pubblicitaria e per il web, Davide suggerisce di tenere sulla scrivania il Dizionario delle Collocazioni, uno strumento per migliorare il lessico e trovare con più facilità parole nuove, anomale e meno noiose.

Tappa finale del viaggio con Davide è stato il Words Hacking: per capire questo concetto ti lascio alla lettura del suo ultimo libro Immagini vs parole. Scrivere e progettare il messaggio pubblicitario.

Quanta creatività usi nella tua scrittura? Sei pigro o cerchi sempre soluzioni originali?

La Content Fest

Erika D’Amico e Emanuela Ciuffoli a La Content Fest

Fa che la tua storia sia un dono, l’ecologia narrativa

Francesca Marchegiano – consulente di storytelling, speaker, coach, formatrice, autrice – ci ha trasportati in una dimensione altra. Con lei l’atmosfera del teatro è cambiata. È diventata più delicata e suggestiva.

Francesca ha iniziato il suo speech con una domanda: “Dove ci siamo persi?”.

La sua riflessione è profonda: siamo involuti in un mondo artefatto nel quale riconosciamo a colpo d’occhio il logo di un brand ma non sappiamo quali fiori sbocciano nel giardino di casa. Nelle sue slide poche parole e molte immagini evocative per spiegare la relazione tra storytelling e futuro, inteso come un luogo verso il quale stiamo migrando, un safe place. Francesca si è focalizzata sul potere della parola. Parola che crea destini, destinazioni e comportamenti.

Tra gli insegnamenti trasmessi durante il suo incontro, ne sottolineo uno un particolare rivolto a chi si occupa di storytelling: fa che la tua storia sia un dono e crea una narrazione più umana.

Così, anche nello speech di Francesca, troviamo il concetto di ritorno all’umano.

Il marketing dell’emozione

Sono stati diversi i momenti della Fest che ci hanno emozionati e tra questi ricordo l’intervento di Carlotta Carucci – Founder and Communication Strategist in Vanilla Marketing -, iniziato con la visione di una pubblicità di Adidas, Break Free, che ci ha subito calati nel tema centrale dello speech.

Video? https://www.youtube.com/watch?v=gXfLl3qYy0k

Carlotta si è rivolta in particolare a chi si sta approcciando al content marketing, spiegando le basi della materia e condividendo l’utilità dell’emotional marketing, una disciplina che va oltre il marketing tradizionale.

Le sue parole chiave? Emozioni, consapevolezza, considerazioni, bias, ascolto e rapporto.

Il suo take away? Scegliere è un atto di coraggio.

Ci sono campagne marketing che ti hanno fatto emozionare? Quali?

La Content Fest

Simona Ruffino a lezione di neuromarketing nel workshop de La Content Fest

Siamo le storie che raccontiamo

Lo speech di Natalia Pazzaglia – project manager e storyteller per il terzo settore – ha toccato tematiche che condivido pienamente e di cui ho già parlato in alcuni libri e contenuti.

Primo fra tutti, il cambiamento: lo storytelling è un’azione che parte da noi, in grado di generare un’evoluzione positiva nelle persone. Per comprendere in che modo possiamo diventare changemaker, dobbiamo prima rispondere a una serie di domande: cosa racconto e a chi? Perché? Voglio davvero partire (iniziare un progetto)? Oso farlo?

Il percorso che intraprendiamo ci deve portare verso la trasformazione, proprio come accade nel Viaggio dell’Eroe di Campbell.

Natalia si è poi focalizzata sullo storytelling e sulproject management per il terzo settore, la sua specializzazione, portando l’esempio di LasaeUn progetto collettivo che nasce dal desiderio che nessunǝ debba più sperimentare la preoccupazione, la solitudine e l’incertezza economica, sociale e lavorativa di fronte alla morte di una persona cara”.

Natalia ci ha lasciati con uno spunto di riflessione che condivido con te nel caso in cui tu voglia provare a rispondere: qual è la tua storia, cambiamento, sfida?

Il Social Hedging: una metafora finanziaria e sentimentale

Ho chiesto a Nicolò Andreula di scegliere in autonomia l’argomento di cui parlare perché ero sicuro del risultato a prescindere dal tema che avrebbe trattato.

Stratega, storyteller, autore, appassionato di South Working e digitale, Nicolò è riuscito a far divertire il pubblico parlando di argomenti complessi come la finanza e le funzioni di utilità. Il suo speech si è focalizzato sulle similitudini tra investimenti finanziari e relazioni sentimentali.

Sembrano due argomenti distanti tra loro ma in realtà sottendono atteggiamenti molto simili che Nicolò definisce Social Hedging.

Hai presente quando scegli di differenziare i tuoi investimenti per essere coperto su più fronti in caso di imprevisti? Ecco, la stessa cosa facciamo con le relazioni: conserviamo più legami contemporaneamente perché “non si sa mai”, perché non vogliamo rimanere fregati.

Già, ma cosa ci frega? Il contesto, l’avversione al rischio e la mancanza di visione.

In pratica, pensiamo che rimanere soli sia peggio del senso di vuoto lasciato dal social hedging, e continuiamo a coprirci dai rischi piuttosto che buttarci senza paracadute in una relazione.

Ti ritrovi in questo atteggiamento?

Nicolò però ha proposto una soluzione al problema: la filosofia, l’infinito.

Credi nell’amore vero? C’è una possibilità infinitesimale che esista?

Sì, c’è, e la spiega Pascal: “Dovunque ci sia l’infinito, e non ci sia un’infinita probabilità di perdere contro quella di vincere, non c’è da esitare: bisogna dar tutto”.

Il Capitale Umano è la risorsa più importante della tua azienda

Quando è salita sul palco Valentina Vellucci – marketing manager per Nuovamacut – le penne hanno iniziato a sfrecciare veloci sui quaderni degli appunti per annotare i suggerimenti pratici dedicati alla realizzazione del proprio business plan.

Determinata, concreta e pragmatica, secondo Valentina “Il marketing non vive di esplosioni

ma di continue attenzioni”.

Le ho chiesto di preparare uno speech che riprendesse i contenuti del suo ultimo libro – Fare marketing strategico usando il relationship marketing – con l’obiettivo di far riflettere sull’importanza del business plan e delle azioni di marketing da programmare in un’azienda.

Valentina ha parlato di impresa, struttura, market, competitor, prodotti e servizi, strategie di vendita, risorse finanziarie e rapporto con gli investitori.

Immagina la tua azienda come uno sgabello con tre gambe: tempo, budget e team. Se ne togli una, lo sgabello cade.

Immagine slide sgabello?

Hai visto il film “Il Capitale Umano” di Paolo Virzì? Ecco, parti da lì.

Se vuoi che la tua azienda traduca il business plan in azioni di marketing concrete, devi avere un team di collaboratori adeguato agli obiettivi che ti sei posto.

Ecco quindi il take away di Valentina:

Il new normal ci sta rivelando (ancora una volta) che il problema delle strategie di marketing non riposa nell’adozione dei tool, ma negli investimenti sul CAPITALE UMANO”.

Cosa abbiamo imparato durante La Content Fest?

La risposta istintiva è un sacco di cose. Ho letto diversi post e articoli dei partecipanti che sottolineavano la necessità di far decantare l’esperienza di questi tre giorni di formazione prima di scriverne o trarre conclusioni. Mi viene in mente un post della nostra Giulia Andreani che spiega molto bene questa sensazione. link al post?

Io stesso ho atteso qualche giorno prima di inviare la mia newsletter e pubblicare questo articolo.

La ricchezza dei contenuti donati dai relatori è inestimabile, non solo per la qualità dei loro speech ma anche per quello che hanno trasmesso come persone.

Le esperienze, le lezioni di vita, gli esempi concreti, gli errori commessi, le soluzioni innovative sono un patrimonio prezioso che non si può studiare nei libri o apprendere da una ventina di slide.

Qual è il valore più grande di questo evento di formazione all inclusive? Le persone.

Le relazioni, i legami, l’umanità, la socialità, la consapevolezza e tutto il bello che la Post Social Media Era ha da donare.

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